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PORTO e la Valle del DOURO: un viaggio nella cultura del vino

  • Immagine del redattore: Marta Di Nicola
    Marta Di Nicola
  • 1 set 2021
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 12 ago 2022

Una regione affascinante e misteriosa attraversata da un fiume - il Douro - che partendo dalla vicina Spagna, segna nel territorio portoghese uno dei percorsi vitivinicoli più importanti al mondo, lambendo verdeggianti vallate e immense distese di vigneti dalla tipica forma terrazzata fino a dirigersi, lentamente, nelle acque dell'oceano Atlantico, dove il suo lungo corso svanisce subito dopo aver toccato il cuore della vivace e coloratissima città di Porto.


Porto (Oporto)

Ed è proprio a Porto che ha inizio il mio viaggio alla scoperta della cultura enologica portoghese; qui, tra lussuose chiese barocche e stradine acciottolate che si arrampicano e aggrovigliano nel quartiere medioevale di "Ribeira" (rive del fiume), tra scorci urbani che al tramonto si dipingono di una malinconica luce ambrata, e un'infinità di cantine dove, a qualsiasi ora del giorno o della notte, è possibile degustare un bicchiere di vino locale, tutti i miei sensi vengono rapiti dalla calda atmosfera di una città energica, cosmopolita, intrisa di una controversa storia millenaria, che nel tempo è riuscita a conservare i tratti avvolgenti e utopici di un tranquillo e intimo borgo. Partiamo!

Porto trova la massima espressione di vitalità e la sua anima più pulsante e pittoresca lungo le sponde del Douro, dove l'esplosione di colori data dagli sgargianti azulejos (mattonelle di ceramica) delle abitazioni storiche che si riflettono sulle acque del fiume si mischia alla folla di persone che spensierata passeggia sul molo immerso nella brezza oceanica e a quella che sorseggia tranquillamente il proprio calice di vino seduta ai tavolini all'aperto delle innumerevoli enoteche disseminate nella zona delle cantine.

A questo quadro suggestivo fa da cornice il maestoso Ponte Dom Luis I, icona e simbolo della città, che col suo tripudio di ferro e acciaio unisce i due lati del Douro proprio all'altezza del centralissimo quartiere di "Ribeira".

La giornata è ideale e il clima perfetto; così non c'è nulla di più tipico da fare, che trovare posto e cominciare la famosa e tanto attesa degustazione di vini. In un breve e intenso viaggio che parte dal mio palato e arriva fino alle sinapsi del mio cervello, scopro che il "porto" non solo è il famoso vino liquoroso, che tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito nominare o perfino assaggiato nella sua versione più commerciale, ma è anche e soprattutto un vino da tavola, che esiste in una miriade di varietà (bianco, tawny - rosato, ruby e vintage). Con estrema professionalità, la sommelier della cantina, mi informa che in Portogallo vi sono ben 275 vitigni autoctoni, dalle cui uve si producono i vini caratteristici, anzi unici, del territorio portoghese. Catapultata in questo incredibile mondo, ahimè sconosciuto fino a qualche minuto prima, non mi resta che assaporarne ogni più intimo dettaglio fino alle sue origini più ancestrali: così, dopo il rilassante pomeriggio lungo le rive del fiume, decido di risalire il Douro nella direzione opposta, cioè quella che mi porterà verso l'interno della vallata, tra timidi paesini e colline dalle dolci forme.

Prima di affittare la mitica fiat500 a bordo della quale attraverserò la Valle del Douro nei successivi tre giorni, trascorro ancora un po' di tempo a Porto, per trattenere nella mia mente quanti più ricordi possibile.

Così passeggio tra i suoi antichi vicoli lastricati che si snodano in un perenne dislivello, attraverso quartieri indolenti e un po' malandati, ampie strade centrali punteggiate da vecchie chiese dall'impronta gotica, e ogni volta la mia attenzione viene catturata dai meravigliosi belvedere che sovente si aprono al mio sguardo estasiato, e poi dallo sfavillio di colori che si sposano magnificamente sulle pareti dei palazzi e ancora dall'architettura di monumenti e piazze dallo stile tipicamente portoghese.

Porto è avvolta in un'atmosfera atlantica dall’antico sapore popolare, che partendo dal suo centro storico, cuore antico del Portogallo dal fascino senza tempo, percorre il meraviglioso lungofiume, e attraverso ristoranti e taverne, incrociando i sorrisi cordiali della gente, si ricongiunge con le vicine, misteriose acque oceaniche.

Come al solito, dedico l'ultimo pezzetto della giornata allo shopping e in men che non si dica, mi rendo conto di aver acquistato diversi accessori - borse, orecchini, sotto-bicchieri, centro-tavola - realizzati con il sughero! Eh già, perché scopro che il sughero è uno degli elementi naturali più caratteristici del Portogallo e viene prodotto dalla corteccia della quercia da sughero, che nasce proprio in questa regione!


Valle del Douro

L'autostrada che collega Porto a tutti i paesi dell'entroterra, oltre a essere un grandioso esempio di ingegneria civile per la sua imponenza e la larghezza delle corsie, è anche una stupenda strada panoramica totalmente immersa, da un certo punto in poi, nei vigneti terrazzati del Douro, che si spalancano alla mia vista come il sipario di un'immensa opera naturalistica e si estendono a perdita d'occhio fino al lontano orizzonte.

La prima tappa del viaggio che mi porterà attraverso la Valle del Douro è Peso da Régua, un piccolo borgo situato nel distretto di Villa Real che si sviluppa su una delle tante colline affacciate sul fiume.

Il centro abitato è molto raccolto, intriso di una luce di insolente contemporaneità e malinconico decadentismo; anche qui, come a Porto, la vita si anima specialmente sulle sponde del fiume, il vero protagonista, che nel suo corso eterno e silenzioso sembra osservare con attenzione e a sua volta nutrirsi delle vite di coloro che lo circondano, in una perpetua e radicata fusione. Oltre ai giardini e ai piccoli sprazzi di parchi che sorgono su entrambi i suoi argini, donandogli una perfetta cornice bucolica, qui si rincorrono, uno dietro l'altro, i locali che ogni sera si riempiono dell'allegria della gente, del tintinnio di calici e del profumo del mosto, illuminandosi come tante minuscole stelle, di un fioco bagliore che debolmente si riflette sulle fedeli acque del Douro.

Per poter godere appieno dell'enogastronomia del territorio, oltre alle svariate degustazioni di vino, le cui varianti sembrano non avere mai fine, mi cimento nell'assaggio di un tipico piatto portoghese, nato appunto nella città di Porto. La "francesinha" si presenta in un tripudio di calorie e proteine racchiuse in un'unica pietanza a forma di panino, al cui interno si mescolano una serie di ingredienti tra cui carne, prosciutto, uova e formaggio, affogati in una salsa rigorosamente al porto. Impossibile sottrarsi a una tale bontà, doveroso conoscere le usanze e il folclore locali!

La giornata si conclude in una meravigliosa "Quinta" dell'ottocento, dove per una notte mi sembra di tornare in un'epoca lontana, tra antichi fasti e nobili segreti, circondata da ampie vetrate, lussuosi mobili arcani e un'irresistibile sensazione di ambiguità. Le "Quintas" sono una sorta di agriturismi o fattorie che, come perle rare, spiccano tra le valli incantate e i rinomati vigneti del Douro; soggiornarvi almeno una volta è un'esperienza indimenticabile, ma anche un inflessibile imperativo, perché solo in questo modo è possibile vivere e vedere più da vicino le tradizioni di questa parte di mondo quasi inesplorata, di un popolo gentile, discreto e modesto che vive in maniera genuina e indissolubilmente legata alla propria terra.

A pochi km da Peso de Régua, sul versante meridionale del Douro, sorge un'altra deliziosa cittadina, arroccata tra le colline e i vigneti del porto. Lamego deve la sua fama principale alla scala barocca che sale sulla ripida collina di Santo Estevao fino alla bellissima chiesa di Nossa Senhora dos Remédios.

La scalinata si raggiunge percorrendo l'Avenida, un grande viale fiancheggiato da monumenti, caffè all'aperto e bancarelle che vendono le tipicità di questa regione.

Dopo ben 686 gradini (non li ho contati), finalmente si arriva davanti la chiesa e dalla sua sommità, a 605 m di altezza, è possibile godere del panorama circostante e di tutte le sue infinite e imperfette geometrie.

Il mio viaggio prosegue e si spinge fino a Pinhao, che raggiungo percorrendo un itinerario unico e tra i più belli al mondo, un nastro d'asfalto che costeggia il fiume in tutta la sua grandiosità e gli innumerevoli scorci che è possibile ammirare attraversando la valle del porto.

Pinhao, adagiata nella calma e placida atmosfera di un borgo indefinito e sfuocato, rappresenta il vero centro nevralgico della cultura vitivinicola locale. Qui il porto è ovunque: dallo spettacolo dei terrazzamenti sulle pendici dei colli che affiancano il Douro, alle piccole imbarcazioni che galleggiano sulle sue rive, cariche delle botti di legno che trasporteranno il vino fino alla città di Porto.

Qui basta sedersi, ordinare un profumatissimo "vinho do Porto"lasciato maturare per decenni nelle botti di rovere, e contemplare assorti lo spettacolo che si ha davanti; sorso dopo sorso ci si accorge dell’intenso piacere dato dal gusto raffinato dell'alcol che si schiude in bocca rivelando ancestrali e preziose tradizioni, le stesse che consentono di vivere pienamente le magiche atmosfere di un luogo che forse rappresenta l'anima portoghese più autentica.

Il mio itinerario non può concludersi senza fare una breve sosta sull'Atlantico.

Così, saluto il Portogallo nel riverbero infuocato di un tramonto di fine estate, che osservo dalla spiaggia della piccola località balneare di Vila do Conde, terra di surfisti e pescatori, in un clima atavico che si fonde e allo stesso tempo contrasta con l'immensità dell'oceano e che in un battito d'ali mi fa ripercorrere, minuto dopo minuto, volto dopo volto, tutte le tappe di un viaggio magico e a tratti surreale.


 
 
 

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