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GIAPPONE: quando la natura diventa cultura

  • Immagine del redattore: Marta Di Nicola
    Marta Di Nicola
  • 8 lug 2018
  • Tempo di lettura: 9 min

Il fascino di una terra dove antiche tradizioni e modernissime innovazioni convivono secondo un’armonia perfetta, incastonate in paesaggi mozzafiato simbolo di una natura sovrana e maestosa, di cui l’uomo è al contempo amico devoto e fedele servitore. Questo è il Giappone, meta del mio meraviglioso viaggio di nozze.


Nikko, 13-14 Luglio 2018

Il nostro itinerario non comincia da Nikko, ma la vera comunione con la cultura giapponese avviene proprio a partire da qui. Raggiunta in poco meno di un'ora di treno da Tokyo, appena arrivati alla stazione ferroviaria, la prima impressione è quella di essere ormai lontani anni luce dal caos della metropoli e dalla sua inevitabile frenesia. Nikko è celebre per la spettacolare valle dei templi, un insieme di preziose costruzioni architettoniche simbolo della religione shintoista: un luogo magico e sacro allo stesso tempo, degno di essere osservato con silenziosa ammirazione e ossequioso rispetto e in cui cresce l'interesse nei confronti di un popolo così misterioso e introverso da volerne a tutti i costi comprendere (senza mai realmente riuscirci) gli stili di vita.

Siamo vicini alla montagna, per cui il blasonato sushi lascia il posto a un frugale pranzo giapponese, per lo più composto da verdure in brodo, piccoli pezzetti di carne di manzo e un dessert a base di latte..il tutto condito da abbondante salsa di soia e servito in eleganti ciotole di porcellana sul tipico vassoio in legno di bambù. Lo stile non manca di certo! Inutile chiedere acqua o birra, la bevanda nazionale è il tè verde.

Rifocillati, rientriamo in albergo e indossiamo il famoso "yukata": ci attende il "public bath" per il vero relax da luna di miele! Diviso tra zona maschile e femminile, qui i giapponesi vengono praticamente a lavarsi con molta accuratezza (nel senso che si prevedono 3-4 cicli di insaponatura e risciacquo) per poi immergersi - completamente nudi - in una vasca riempita di acqua calda che, nel mio caso, è circondata da un porticato in legno con pavimento in parquet e posizionata all'interno di un bosco. Essendo un bagno pubblico, può ovviamente capitare che la vasca debba essere condivisa con altri eventuali ospiti. Ecco perché è molto importante lavarsi accuratamente prima dell'immersione..i giapponesi tengono molto all'igiene!

Non sentendomi particolarmente sudicia, ritengo che un ciclo di lavaggio possa bastare per cui mi dirigo verso l'agognata vasca; la mia vicina, che senza farsi notare sta scrutando ogni mia mossa da turista, mi lancia subito uno sguardo come a dire "dove credi di andare? Devi lavarti meglio se vuoi entrare lì". E allora mi riavvicino alla mia postazione di lavaggio, continuo a fare largo uso di saponi, shampoo e lozioni di ogni tipo per altri 10 minuti, praticamente fino a perdere uno strato di pelle. Ma quanta acqua sprecano questi giapponesi? Sono o no un popolo virtuoso? E' proprio vero che le tradizioni non guardano in faccia a nessuno.

Passato questo folle momento preliminare, finalmente mi immergo in questa calda pozza..accanto a me altre due donne giapponesi (che mai incrociano il mio sguardo) e di fronte il bosco, la natura, il verde lussureggiante: le parole non bastano a descrivere la gioia che questo momento mi procura! Mi rilasso talmente tanto (o forse quest'acqua è curativa? o forse è merito dei saponi?), che quando esco dalla vasca e mi guardo allo specchio, sono ringiovanita di diversi anni (non so quantificarli).

Alla fine mi aspetta pure un ricco buffet giapponese, da gustare rigorosamente in yukata.

Kanazawa, 14-15 Luglio 2018

A metà del nostro soggiorno giapponese, ci dirigiamo verso Kanazawa, una piccola cittadina che nel suo piccolo ma ordinato minimalismo racchiude tutte le tradizioni simbolo della cultura nipponica: rigogliosi giardini di piante coltivate a bonsai, strade circondate da un alternarsi di abitazioni tradizionali e sushi bar, coloratissimi kimono indossati da donne e bambine a passeggio nella calma di una tipica domenica pomeriggio.

A proposito di tradizioni, a Kanazawa riesco a mangiare uno dei migliori sushi dell'intero viaggio e, in una boutique in perfetto stile giapponese gestita da due ragazze con palesi difficoltà a comunicare in inglese, ho l'occasione di comprare ben cinque kimono come souvenir: l'ebrezza di uno shopping a piedi nudi sul pavimento di tatami è un viaggio nel viaggio!

Per rimanere nella classica atmosfera nipponica e ancora una volta senza scarpe, prima di salutare questa meravigliosa cittadina e dirigerci verso Kyoto, visitiamo la casa del Samurai, casualmente incontrata nel bel mezzo di una camminata in un tranquillo quartiere residenziale, tra un'abitazione di lusso e un negozio di souvenir.

Qualche minuto per riflettere sulle bellezze e sul fascino di questo paese..

Kyoto, 15-18 Luglio 2018

Kyoto è una città che non si fa capire subito, un luogo diffidente e distaccato verso il quale si tende ad avere un atteggiamento di sfida e di timida curiosità allo stesso tempo. Kyoto ti entra nella mente e nel cuore solo in un secondo momento, quando ripensi a lei come a un sogno ad occhi aperti che ti ha percorso l'anima e che tuttavia non sei sicuro di voler rivivere, per il timore di non poterla capire di nuovo. Attraverso enormi quartieri di strade larghissime e trafficate - seppure con un inconsueto ordine - si stagliano abitazioni e viottoli a volte vetusti, che sembrano appartenere a un'altra era, nell'intento di voler rendere una tale metropoli quasi al pari di un piccolo borgo cittadino. Forse è proprio questo assurdo contrasto che rende Kyoto così bella e allo stesso tempo misteriosa. Come le geishe che casualmente si incontrano a "Gion", volteggiano nell'aria indifferenti, perfette nel loro trucco e nei loro abiti, sembrano creature divine che lasciano dietro di sé un fascino unico.

Kyoto trova la maggior parte dei propri punti di forza nel suo circondario, una elegante cornice fatta di templi e luoghi di culto che ne celebrano e allo stesso tempo ne completano l'incontestata bellezza. Indimenticabile è la visita del Santuario Inari, famoso per i suoi innumerevoli torii rossi che si susseguono in un infinito percorso lungo le pendici dell'omonima montagna e che creano una fitta barriera dal resto della natura che tutt'intorno osserva attenta e silenziosa il cammino dell'uomo verso l'agognata cima.

Oltre ai numerosi punti di ristoro dove fermarsi mentre si tenta di recuperare le energie spese, molti sono i fedeli che è possibile osservare in preghiera; con un pizzico di fortuna riusciamo ad incontrare persino un restauratore impegnato nel rifacimento dell'incisione di uno dei tantissimi torii..neanche con uno scatto fotografico riusciamo a distrarlo dal suo lavoro! Qui, come del resto in tutto il Giappone, si avverte una profonda atmosfera di devozione e rispetto verso tutto ciò che c'è intorno.

Il tour nel distretto di Kyoto ci regala una suggestiva passeggiata nella foresta di bambù di Arashiyama, dove fittissimi e incontrastati fusti che spiccano verso il cielo - quasi a toccarlo - creano un paesaggio inconsueto, offrendo, per chi lo gradisse, un microclima tropicale! Da queste parti non è raro incontrare i famosi risciò, su cui solitamente vengono trasportati, da un atletico omino in abiti tipici, i turisti meno inclini al chilometraggio pedestre.

Proseguendo, ecco spuntare di lì a pochi passi il tempio "Tenryu-ji", un importante luogo della religione giapponese, che al suo interno conta oltre ai numerosi edifici dalla tipica forma a pagoda dove è possibile accedere solo a piedi nudi, anche sgargianti giardini zen che, intrecciandosi su vari livelli in un'armonia perfetta, offrono uno spettacolo per gli occhi e donano una pace interiore, che ancora oggi rappresenta per me il ricordo più bello del viaggio nipponico. Basta allontanarsi di poco dalla città per immergersi a pieno in un'atmosfera così magica da far vivere un'esperienza irripetibile sia per l'anima che per il corpo. Il Giappone è senza dubbio un insieme di contrasti che sanno convivere brillantemente e dove diverso non significa affatto impossibile, ma rappresenta anzi la chiave del successo di una terra senza tempo.

A meno che non ci si trovi in un parco nazionale protetto oppure a Nara, non è un'esperienza di tutti i giorni avere un incontro ravvicinato con audaci cervi, peraltro molto socievoli, che si avvinano agli umani alla ricerca di cibo o addirittura di coccole. Nara è una meravigliosa cittadina immersa nel verde e ubicata a sud di Kyoto, che vanta la presenza di diversi monumenti, tra cui l'immenso tempio buddhista "Todai-ji" che senza dubbio ne costituisce la principale attrazione turistica, soprattutto per il paesaggio idilliaco che lo circonda e per il viale di accesso popolato appunto dai cervi.

Tokyo, 09-12 e 19 luglio 2018

Il nostro viaggio in Giappone comincia e si conclude nella nota megalopoli mondiale, in particolare nel pittoresco quartiere di "Asakusa" scelto casualmente come prima e appositamente come ultima meta - quasi a voler disegnare un cerchio perfetto. La consapevolezza di essere in un luogo nuovo e pieno di fascino sovviene quasi all'istante, nel percorrere il lungo viale costellato di bancarelle e negozietti tipici che porta all'ingresso del tempio "Senso-ji", il più antico della città: qui si respira un'aria festosa, un po' dovuta alla grande presenza di donne, bambine e persino uomini vestiti con i tradizionali kimono e le ciabatte di legno, un po' per via dei vari rituali simbolici che, in ogni momento, vengono praticati da tutti i fedeli che accorrono numerosi nel famoso luogo di culto. Con innocente e sbalordita curiosità, non posso fare a meno di fermarmi ad osservare queste persone che, avvicinatesi ad una fiamma brucia incenso sempre accesa, indirizzano il fumo verso i propri corpi, in particolare testa e schiena, in segno di buon auspicio; nel frattempo altri, con il tipico doppio battito delle mani che annuncia l'inizio di una preghiera, si riuniscono, seppure nella vivace folla, dinanzi all'altare della dea buddista Kannon, cui il tempio stesso è dedicato: in questo incredibile contesto, avverto di essere in un luogo sacro che emana cultura e tradizioni nipponiche.

Tradizione vuole che, prima di poter accedere al tempio, è necessario purificarsi, ovvero lavar via dal proprio corpo le impurità del mondo profano: questo rituale consiste nel prendere l'acqua santa con un mestolo di bambù "hishaku", farla scorrere - a turno - su entrambe le mani e infine pulirsi la bocca. Dopo averlo visto fare a un paio di giapponesi e aver memorizzato i passaggi, procediamo con molta concentrazione a mettere in pratica il rito.

Lasciato il tempio alle spalle, si giunge al meraviglioso giardino interamente curato a bonsai e attraversato da un fiume, popolato da coloratissime carpe che fanno capolino sulla superficie dell'acqua. Oramai ammaliati da tanto splendore e ovviamente motivati dal crescente interesse per quanto ci circonda, decidiamo di comperare, in un negozio di souvenir non tanto distante, un "ema", ovvero una piccola tavoletta di legno che, nella religione shintoista, viene utilizzata per scrivere un desiderio o una preghiera da lasciare appesi in prossimità dei templi, affinché gli dei possano leggerli per poterli esaudire. Questo rito viene ovviamente svolto da tutti i turisti che passano da quelle parti: il risultato è un insieme di messaggi di speranza trascritti nelle diverse lingue, davvero emozionante!

Finalmente sushi! Anzi..finalmente il vero sushi giapponese! A due passi dal porto di Tokyo, in uno stupendo susseguirsi di ristorantini e bar costruiti in uno stile un po' retrò, assaporiamo questa tipicità secondo tradizione: seduti lungo un bancone in condivisione con altri commensali e di fronte allo chef che, divertito dai nostri sguardi curiosi, prepara pesce freschissimo con affascinante abilità! Gli ingredienti che utilizza sono tutti ordinatamente riposti in appositi contenitori, da un'enorme ciotola in acciaio prende pugni di riso già bollito e gli dà forma. Prova a spiegarci i vari passaggi e probabilmente, sapendo di non essere compreso, si prende anche un po' gioco di noi; per educazione, rispondiamo sempre con cordiali sorrisi ebeti.

In questi luoghi così intimi è impossibile non scambiare due risate o due chiacchiere con i vicini di banco: il nostro, che è quasi sicuramente un manager da poco uscito dall'ufficio (lo notiamo dalla camicia bianca ormai consumata e dalla sua 24ore), decide di farci sentire i benvenuti in Giappone, offrendoci del buon sakè! Dobbiamo risultare davvero simpatici se un giapponese esce dal suo schema mentale e si sbilancia in questo modo! Kampai!

Ed eccoci finalmente nella famosa "Shibuya", il quartiere più trafficato e delirante della città di Tokyo: proprio qui si trova l'enorme incrocio stradale che puntualmente viene attraversato da migliaia di persone, chi nella propria costante routine lo percorre perso nei propri pensieri e chi come me (ovviamente turista), sopraffatto invece da tanta immensità, rapito dall'assurdità che lo caratterizza, continua a ruotare lo sguardo da una parte e l'altra cercando di non tralasciare neanche un dettaglio..è impossibile non sentirsi infinitamente piccoli in questo momento! Impossibile anche sentirsi soli!

Il quartiere di "Shibuya" si dipana in numerosi viottoli affollati di negozi, ristoranti, sushi bar e varie attività, ciascuna contraddistinta dalla propria luminosissima insegna: un insieme di luci e colori che sembra formare un brillante dipinto di arte contemporanea. Qui l'atmosfera è tipicamente urbana e il viavai di gente è continuo: in qualsiasi angolo è possibile scorgere ragazzi durante l'aperitivo, donne entusiaste dello shopping e ancora uomini, rigorosamente in camicia bianca e muniti di borsa 24ore, all'uscita dall'ufficio; nessuno indossa il kimono né le ciabatte in legno, improvvisamente siamo nella quotidiana e frenetica realtà metropolitana, che nulla ha a che vedere con la magia respirata nei lontani templi di campagna.

Nonostante le condizioni climatiche molto poco favorevoli, ci accingiamo a visitare il "Monte Fuji": il viaggio - lunghissimo e rigorosamente con treni e autobus locali - che ci porta fino a 2.400 metri di altitudine, purtroppo non ci ripaga della vista; alle pendici della celebre montagna è infatti impossibile scorgere la cima dell'imponente vulcano a causa della fitta nebbia. Visto che le temperature sono decisamente crollate rispetto a Tokyo, decidiamo di rifocillarci con un caldo caffè dentro un rifugio poco distante; il mio unico pensiero è che probabilmente la mia anima da viaggiatrice incallita mi costringerà, tra qualche tempo, a fare ritorno in Giappone per completare il puzzle con questo tassello mancante.

L'ultima tappa del soggiorno giapponese prevede nuovamente il ritorno a Tokyo e in particolare ad "Asakusa", dove abbiamo l'occasione di vedere il "Senso-ji" in veste notturna, illuminato e completamente avvolto nel suo colore rosso acceso. L'alloggio situato proprio nel medesimo quartiere, oltre a regalarci una splendida vista sulla pagoda annessa al tempio, ci da anche modo di visitare con maggiore attenzione e percorrere tutte le vie del più antico sobborgo "tokyese" in un clima di assoluta tranquillità che, a differenza di quanto succede durante il giorno, contraddistingue le ore serali della metropoli.

Un ultimo sushi e, per concludere ancora più in bellezza, un "public bath", questa volta in solitudine (finalmente!) e dall'alto del sesto piano dell'alloggio che ci ospita, con tanto di panorama sulla città.

Di sicuro uno dei modi migliori per concludere questa vacanza in un paese talmente lontano da noi, sia geograficamente che culturalmente, da lasciare un ricordo indelebile nella mente!


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