top of page

PROVENZA: un tappeto di colline viola

  • Immagine del redattore: Marta Di Nicola
    Marta Di Nicola
  • 3 lug 2020
  • Tempo di lettura: 10 min

Affascinante come l'ho sempre immaginata, profumata ed elegante: la Provenza è un fazzoletto di terra ricco di sapori e odori, dove immense distese di colline in fiore lasciano spazio ad antichi borghi arroccati, prima di buttarsi spensierate nelle acque limpide e incredibilmente fredde del nord del Mar Mediterraneo.

Una tavolozza di colori pastello in cui il predominante viola della lavanda viene dolcemente intervallato dai campi di grano dalle tonalità senape, seguito dal giallo dei giardini di girasole e infine dal verde sgargiante dei boschi rigogliosi che ovunque donano uno spettacolo suggestivo e indimenticabile per gli occhi.

Abbiamo deciso di girare la Provenza in macchina (e come altrimenti?), di lanciarci in una splendida avventura all'insegna della natura, lungo le assolate stradine di campagna, con il vento tra i capelli e il sole in faccia, accompagnati dall'incessante canto dei grilli e delle cicale e, talvolta, dall'inaspettata "visita" di qualche insetto che accidentalmente finiva all'interno del nostro abitacolo costringendoci a frenare bruscamente l'auto (e, nel mio caso, ad avere una momentanea crisi di panico).

Partiamo allora per il nostro tour nel sud della Francia!

Aix En Provence-Manosque-Plateau de Valensole: 4 luglio 2020

Sotto un promettente cielo azzurro, a bordo di una fiat500, ci mettiamo in viaggio da Marsiglia (dove poi trascorreremo gli ultimi due giorni della vacanza) alla volta del famoso Plateau de Valensole, luogo in cui la fioritura della lavanda trova la sua massima espressione in questo periodo dell'anno. L'itinerario, deciso come ogni volta quasi all'ultimo momento (l'impagabile bellezza di viaggiare in totale libertà e guidati unicamente dalla propria curiosità), prevede prima un paio di tappe, Aix En Provence e Manosque, visto che sono entrambe lungo la strada.

La prima, che scopriamo essere la città natale del pittore Paul Cezanne (ci sono diverse insegne e locali a lui dedicati), si presenta subito come una cittadina raffinata, pulita e curata in ogni dettaglio, con i suoi viali lastricati, le case adornate di balconi fioriti, le piazze e le fontane signorili, il tutto avvolto da un'intensa luce ambrata che le conferisce un'atmosfera allo stesso tempo piacevole e ricercata.

Arriviamo verso l'ora di pranzo, ci sono diversi venditori ambulanti intenti a dismettere le proprie bancarelle dal mercato rionale appena concluso (peccato!), i ristorantini e i bistrot che s'incontrano lungo le vie brulicano di persone, i negozi di shopping e souvenir sono animati da un via-vai di gente alla ricerca del miglior (e forse ultimo) affare della giornata.

Dal canto nostro non abbiamo molte pretese, la mia smania di raggiungere al più presto la lavanda è troppo forte, per cui entriamo nella prima "boulangerie" che incrociamo lungo una delle stradine del centro storico e pranziamo velocemente con una baguette ripiena: d'altronde, concorderete con me, cosa c'è di più tipico?

La cittadina di Manosque costituisce il passaggio d'ingresso alla vallata della lavanda, per cui è praticamente una sosta inevitabile, a maggior ragione se - come in questa circostanza - si ha la scusa di un caffè!

L'aspetto tipicamente provenzale, che ci troviamo davanti una volta attraversata la principale porta "Saunerie", ci mostra i tipici tratti di un centro storico ricco di scorci pittoreschi, le aiuole ben curate guarnite di fiori dalle svariate tonalità pastello, i sontuosi palazzi dai portoni antichi, le caratteristiche chiese in stile medioevale, le piazzette ombreggiate dove si affacciano bar e locali i cui tavolini in ferro battuto sono elegantemente disposti all'aperto.

Mentre sorseggiamo soddisfatti il nostro lungo caffè al fresco di un enorme platano, la tranquilla atmosfera di un sabato pomeriggio estivo viene movimentata dall'arrivo di una macchina che, a clacson spiegato, annuncia l'imminente avvio di un matrimonio con rito civile. Eh già, senza rendercene conto ci siamo fermati esattamente nel bistrot della piazza municipale, postazione perfetta per godersi appieno il bramato spettacolo dell'arrivo della sposa; tuttavia, la mia curiosità di vedere la fioritura della lavanda è ancora una volta di gran lunga superiore, per cui, senza troppi indugi, decido di rinunciare all'evento romantico che sta per svolgersi di lì a poco su quella stessa piazza per rimetterci subito in cammino verso l'ambita meta!

Lo stupore che si prova una volta raggiunto il Plateau de Valensole, coinvolge tutti i sensi: la vista per lo spettacolo degli sterminati e perfettamente allineati campi di lavanda (il viola è uno dei miei colori preferiti), l'olfatto per l'intenso profumo che invade tutta la vallata, l'udito per il costante sottofondo dato dal ronzio delle api che operosamente svolgono il proprio ruolo di impollinatori.

La fortuna vuole che i turisti siano davvero pochi, per cui riusciamo a girare liberamente tra i fiori e a goderci nei minimi dettagli il meraviglioso paesaggio che la natura generosa ogni anno offre in questo splendido angolo di mondo.

L'azzurro del cielo che si staglia all'orizzonte, insieme al verde sgargiante delle colline circostanti, forniscono la cornice ideale di un quadro in cui le forme e i colori si fondono con eleganza e maestria, dando origine ad un essenziale quanto pregiato esempio d'arte naturale.

La mia felicità è inenarrabile: passeggiare nel cuore delle colline provenzali tra i fiori e l'inebriante profumo della lavanda è da sempre un sogno nel cassetto che finalmente realizzo! Mi sento come un bambino per la prima volta al parco giochi..è sempre bello emozionarsi e, personalmente, mi rendo conto di riuscirci davvero solo quando viaggio.

Lungo la strada che costeggia la vallata incontriamo diverse aziende biologiche che vendono prodotti tipici a base di lavanda (saponi, profumi, creme, liquori, miele, semi alimentari, ecc.), per cui non possiamo non fermarci per i soliti ed immancabili acquisti del caso, oltreché per lasciarsi ancora un po' coccolare da questo clima bucolico e allo stesso tempo sofisticato che racchiude l'essenza della Provenza.

Riempiti gli occhi e la mente di cotanta bellezza, mi sento finalmente pronta per ripartire alla volta di quello che sarà, per una notte, il nostro alloggio nelle silenziose e disabitate campagne francesi: l'albergo che ci ospita si trova a Revest-des-Brousses, un paese piuttosto sconosciuto, arroccato su una collina immersa nel verde, una piccola oasi di pace dove abbiamo l'occasione di degustare anche l'enogastronomia provenzale, che, con mio grande piacere, scopro essere tipicamente mediterranea.

Abbazia di Senanque-Avignone-Arles: 5 luglio 2020

Il mattino seguente, riprendiamo la strada per dirigerci verso il confine occidentale della Provenza, diretti ad Avignone: il paesaggio che caratterizza il percorso è ancora disseminato di campi di lavanda, che si alternano a piccoli appezzamenti di glicine, in un contesto naturale che sfuma dal viola al rosa e viceversa, come in una tavolozza dalle tonalità vivaci.

Decidiamo di fare una piccola deviazione verso l'abbazia cistercense di "Notre-Dame de Senanque", meta che si rivela essere particolarmente azzeccata per l'incantevole panorama che offre: l'intera struttura, dalle antiche e spesse mura simbolo dell'architettura monastica, si trova all'interno di una gola e sul fondo di una vallata, circondata da verdi colline e dai lotti viola di lavanda in fiore. Per raggiungere l'abbazia, è necessario percorrere una strada piuttosto tortuosa, dietro la quale si cela però un meraviglioso paesaggio: un vero gioiello incastonato in questo angolo di paradiso naturale, in cui pace e silenzio regnano indubbiamente sovrani. Bravi i monaci! Non è la prima volta che mi trovo ad apprezzare il loro rilassato stile di vita..

Cerchiamo di fotografare tutti gli scorci possibili immaginabili, approfittando del fatto che, anche qui, l'affluenza turistica è fortunatamente molto bassa.

Lasciata l'abbazia, è ormai ora di pranzo per cui proviamo a raggiungere la tappa successiva in meno tempo possibile: nonostante i morsi della fame inizino a farsi sentire, il sole - che non ci ha lasciato per un solo minuto in tutti i quattro giorni di vacanza - ci offre l'energia necessaria per resistere ancora un po'!

Avignone in fondo è a soli 40 minuti di strada, ma i paesaggi campestri che incontriamo sono talmente piacevoli da osservare, l'aria così pulita da respirare...che il tempo vola e in men che non si dica arriviamo a destinazione.

Il primo impatto è quello di trovarsi in un luogo maestoso, importante e dai tratti storici rilevanti: è ancora oggi fortemente tangibile l'influenza che il dominio papale - seppure breve - ha avuto su questa città, dove l'inconfondibile stile medioevale dei nobili palazzi religiosi si mescola con l'eleganza senza tempo delle mura che la circondano, dei viali che la attraversano e dei monumenti che la abbelliscono in ogni angolo.

Affacciata sulle sponde del fiume Rodano, il maggiore prestigio si concentra tutto intorno al Palazzo dei Papi, che imponente svetta sulla principale piazza della città e rispetto al quale è impossibile non sentirsi infinitamente piccoli.

Devo tuttavia confessarvi che preferisco le residenze dei monaci, meno sfarzose, senza troppe pretese.

Dopo un fugace pasto a base di pesce, ci apprestiamo a percorrere quello che purtroppo sarà l'ultimo tratto della campagna provenzale, che ci porta esattamente fino ad Arles, una ridente e tranquilla cittadina dove si ha tutta l'impressione che la vita scorra lenta e piacevole, tra una passeggiata nel centro storico e un aperitivo sul suggestivo belvedere. Proprio qui Van Gogh decise di vivere gli ultimi anni della sua vita, a riprova che questa parte di mondo, vuoi per il clima, vuoi per i colori e gli splendidi paesaggi, vuoi anche per l'ottimo cibo, è stata di ispirazione per molti artisti. Nonostante sia piuttosto raccolta, Arles conserva ben intatti molti monumenti, dal prestigioso anfiteatro romano, fino al magnifico portale romanico della chiesa di Saint Trophime che emerge sulla magnifica piazza municipale. In poco tempo, riusciamo a godere di tutta questa ricchezza, sempre buttando un occhio alla movida locale che offre, dal suo canto, numerose alternative, che spaziano dalla cucina locale o etnica, dai ristoranti tradizionali fino ai tipici bistrot. Con mia grande sorpresa, scopro che una delle pietanze più "in voga" è la carne di toro: il pensiero corre subito all'Andalusia e poi a Pamplona e in effetti, dopo una breve ricerca, veniamo a sapere che il primo lunedì di luglio di ogni anno ha luogo la "Coccarda d'oro", ovvero la festa bovina più prestigiosa tra le corse camarguesi (dal nome della regione Camargue). Insomma, un piccolo "encierro" ma molto meno famoso! Anche questa volta, come successo diversi anni prima a Siviglia, decido di non imbattermi in questa usanza locale di mangiare il toro, mentre opto per un piatto sicuramente più appetitoso e colorato, abilmente guarnito dai semi di lavanda: appago così anche il gusto, l'ultimo senso rimasto escluso durante la visita del Plateau de Valensole.

Marsiglia: 6-7 luglio 2020

Trascorriamo nella cosmopolita, multiculturale e caotica Marsiglia, gli ultimi due giorni della nostra vacanza francese, passeggiando tra i suoi quartieri decadenti e colorati, facendoci accarezzare dal caldo vento di maestrale che dal vecchio porto marittimo costantemente soffia sulla città ricoprendola del fresco odore di salsedine.

Prima di fare ritorno nella stazione centrale dei treni per salutare definitivamente la nostra fiat500, mitica compagna di avventure nelle colline provenzali, decidiamo di fare una breve sosta nella cittadina di Martigues.

Questo delizioso villaggio, che chiamano la "Venezia di Provenza" (una delle tante Venezia sparse per il mondo, tutte molto lontane dall'originale), con le sue viuzze fiorite, le antiche abitazioni dei pescatori dai colori tenui che si specchiano sui canali, le barche ormeggiate nel piccolo porto turistico ci catapulta subito dalla campagna in un'atmosfera marina.

Marsiglia ci dà il benvenuto con il suo tran-tran quotidiano, fiumi di persone che si riversano lungo i viali alberati, macchine e motorini che si inerpicano per le ripide strade cittadine..insomma la tranquillità delle colline è ormai lontana, ma ci sentiamo carichi per affrontare una nuova avventura urbana!

Lasciati gli zaini nel centralissimo appartamento di Sonia, la ragazza presso cui siamo ospiti durante le nostre due ultime notti francesi (condividere gli spazi con la gente del posto è sempre un'esperienza unica), partiamo implacabili per la visita della città.

Prima tappa: ovviamente il porto vecchio (Vieux-Port). Non soltanto perché è la zona più importante e il fulcro della movida turistica e giovanile (qui si concentrano svariati ristoranti, locali, caffè), ma anche per il suo incontestato fascino: un'enorme insenatura dove un numero infinito di barche attraccate fluttuano su uno specchio d'acqua blu, mentre con i loro alberi allineati disegnano un reticolo perfetto dietro il quale, in lontananza, si innalza imponente la splendida Notre-Dame-de-la-Garde.

Per raggiungere questa basilica, costruita con lo scopo di proteggere i marsigliesi e in particolar modo i pescatori, dobbiamo necessariamente salire su un autobus (implacabili fino a un certo punto..); nel giro di qualche minuto ci troviamo su un fantastico belvedere dal quale si gode di una vista spettacolare e a 360° sull'intera città. Le navi portuali che poco prima ci sembravano immense, ora sono così impercettibili sotto i nostri occhi!

Allontanandosi di poco dal porto, percorrendo una corta strada scoscesa, ci addentriamo nel più antico quartiere della città: "Le Panier". Bella e maledetta, oggi questa zona conserva solo l'aspetto di quello che un tempo fu probabilmente il suo lato più malfamato e popolare: ricca di locali di tendenza, dove i marsigliesi vengono a trascorrere le loro serate mondane, di negozi vintage e raffinate boutique per concedersi qualche spesa folle, "Le Panier" è oggi diventato praticamente un quartiere hipster e allo stesso tempo snob.

Un contrasto pieno di fascino, che spazia dagli intonaci consumati delle vecchie case, sapientemente coperti dai coloratissimi murales, ai meravigliosi scorci dati dai balconcini e dai portoni finemente addobbati con piante e fiori, tutto collegato da un intreccio di stradine strette che si arrampicano e si snodano continuamente.

Scendendo da "Le Panier", ci troviamo subito di fronte alla scenografica cattedrale "Santa Maria Maggiore": rivolta al mare, rappresenta un monumentale esempio di arte neobizantina che, con le sue forme eleganti, si staglia fiera e solitaria nel limpido cielo marsigliese.

Il giorno dopo ci concediamo il lusso di un'escursione in barca per visitare i famosi calanchi di Marsiglia..e chi avrebbe mai immaginato di trovare, in questo tratto di mare così trafficato e prossimo a questa ed altre città portuali, un'acqua così inverosimilmente azzurra (in effetti il nome della famosa costa avrebbe dovuto suggerirmelo..)?

La nostra gita, per ben tre ore a bordo di una piccola imbarcazione, ci porta tra queste massicce scogliere rocciose che si tuffano inesorabili nel mare cristallino, offrendo uno spettacolo naturale davvero degno di nota.

Il tour prevede anche un bagno a largo e il panorama è così invitante che sto decidendo in quale punto tuffarmi...quando sento la nostra guida, con un pizzico di sarcasmo, annunciarci la temperatura dell'acqua: 14gradi. Bene, il tuffo non è più un'opzione; mi calo quindi timidamente dalla scaletta della barca, ma appena il tempo di una rapida (e parziale) immersione, devo abbandonare per sempre l'idea di nuotare tra queste meravigliose acque ghiacciate. Mi limiterò a contemplare il paesaggio dalla prua, mentre stupita osservo alcuni tra i miei "focosi" compagni di gita per i quali la bassa temperatura non costituisce affatto un problema, anzi..

Come se tutto quanto visto finora non fosse già abbastanza, Marsiglia ci riserva ancora un'ultima gradita sorpresa: il quartiere Noailles, situato nei pressi del centro cittadino, è un melting-pot di etnie e di culture, un vero mercato del mondo dove si spazia con nonchalance dal nord-africa al medio-oriente, pur rimanendo sempre in occidente.

Non è infatti strano incontrare negozi etnici che vendono spezie e profumi accanto a piccole boutique di abbigliamento e ancora bar frequentati unicamente da algerini (o marocchini?) che bevono tè alla menta mentre sgranocchiano noccioline, vicino a enoteche che espongono i migliori e costosissimi vini locali.

Tra i suoi vicoli stretti e lastricati, Noailles esplode in tutti i suoi colori grazie ai numerosissimi e variopinti murales che abbelliscono le mura e gli angoli di ogni edificio. L'aria che si respira ha un sapore internazionale e bohemienne allo stesso tempo; è possibile incontrare, uno di seguito all'altro, fino a dieci ristoranti ognuno di diversa etnia (ho persino visto per la prima volta il "creolo"), artisti di strada che se na vanno in giro con una chitarra sulle spalle, associazioni culturali e anche benefiche (ho visto una mensa per i poveri all'aperto organizzata da un paio di giovani volenterosi), gruppi di ragazzi che sorseggiano informalmente birra dai bicchieri di plastica, seduti su un muretto all'ombra di un albero.

Adoro vedere questo mix di culture, vite all'apparenza diverse che si fondono perfettamente e che sotto lo stesso cielo animano una meravigliosa piazza cittadina da cui c'è solo da imparare, come dico sempre, molto di più che da un qualsiasi libro o lezione a scuola!

Marsiglia, una città che al primo impatto potrebbe sembrare disordinata e confusionaria, in realtà trasuda un carattere e un fascino pazzeschi, in grado di trasmettere emozioni forti e indimenticabili.

Fortemente consigliata.









 
 
 

コメント


Segui

  • facebook
  • instagram

©2018 by Marta in wanderlust. Proudly created with Wix.com

bottom of page