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ISLANDA: nel profondo Nord

  • Immagine del redattore: Marta Di Nicola
    Marta Di Nicola
  • 19 mag 2022
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 9 ago 2023


L'Islanda è molto di più di quanto ci si immagini. Molto più di quanto si senta raccontare. L'Islanda è un'esperienza da vivere sulla propria pelle, da respirare e ammirare mentre la frizzante aria nordica s'insinua nei polmoni e tutta l'autentica bellezza di un'isola che sembra essere rimasta a un tempo atavico si staglia negli occhi di chi la guarda.

Terra remota e suggestivo rifugio, meta di silenzi imperturbabili e profonde riflessioni che si lasciano ispirare e sopraffare da paesaggi estremi e ancestrali. Luogo dal fascino introverso ma dirompente, con i suoi colori intensi e i paesaggi eccessivi, emblema di una natura grandiosa e incontrollata che non può fare a meno di dominare su tutto, e il cui respiro si percepisce in ogni passo e in ogni sentiero, dai boschi fin dentro i tranquilli villaggi.

Non resta che ascoltare il suono di una cascata persa nell'eco di una valle, osservare la parete di una montagna che improvvisamente, a lato della strada, si erge maestosa quasi a toccare il cielo, seguire il travolgente gorgoglio di un torrente che con impeto scava le rocce prima di lanciarsi in una laguna, mentre si scorge in lontananza l'eterna cornice blu del mare.

Il mio viaggio in Islanda si svolge alla fine di maggio, in un periodo dell'anno in cui la luce del giorno è perpetua e prevalente, in cui è facile perdere la concezione del tempo e vedere alterati i propri ritmi biologici, perché il tramonto - quello vero che lascia spazio al buio - in realtà non c'è mai e, quando c'è, avviene sempre troppo tardi, irrimediabilmente nel cuore di cinque notti brevi e sfuggenti, che ogni volta terminano prima del mio riposo, lasciandomi incredula e divertita nello stesso momento.

Reykjavik mi accoglie con la sua gigantesca cattedrale Hallgrimskirkja che, proprio all'ora del mio arrivo, è investita da un romantico bagliore crepuscolare e da un piacevole gioco di luci e ombre che si riflettono sulla parete principale, altrimenti grigiastra. La chiesa, che al suo interno è piuttosto spoglia e austera, spicca soprattutto per l'incredibile altezza (circa 75 metri) e per la particolare forma ottenuta con colonne di lunghezze simmetricamente differenti; punto di riferimento della città, da qui parte il corso principale, che costeggiando una serie di costruzioni colorate rigorosamente in legno, tra abitazioni private, negozi e ristoranti tutti in perfetto stile nordico, conduce nel centro cittadino per sfociare infine sul porto.

Passeggiando tra le tranquille vie di una città che dà l'impressione di essere disabitata tanto è silenziosa, si viene subito catturati dal fascino misterioso di una tipica capitale nordica, di cui Reykjavik è l'impeccabile espressione: pulita, ordinata, geometrica. Intrisa di un'atmosfera moderna e lineare, che in ogni angolo e in ogni scorcio sembra rivendicare lo stile di vita inflessibile e rigoroso dei suoi cittadini. Una perfezione quasi maniacale in cui però, osservando più attentamente, si riesce a scorgere anche un lato fresco, giovanile. L'anima volubile di una città dal forte senso estetico e dall'indiscutibile carattere cosmopolita, in cui i musei contemporanei si alternano ai locali alla moda, sullo sfondo degli edifici color pastello che non mancano mai di creare un rassicurante contrasto con il cielo plumbeo, benché primaverile, di maggio.

Appena fuori da Reykjavik, il paesaggio diventa quasi mistico, le nuvole sono immancabilmente sopra la mia testa, talmente pesanti di pioggia che sembra di toccarle con la punta dei capelli, anche se poi non cade nemmeno una goccia. La brezza che spira dall'oceano dona una piacevole frescura, mi accarezza il volto con un tocco rigenerante e brioso. Intanto la luce continua a filtrare con insistenza attraverso quegli ammassi di vapore. Non so più se è ancora pomeriggio o se è già sera. In questo incredibile angolo di mondo il tempo pare scorrere così lentamente.

A bordo di una macchina presa a noleggio, inizio a percorrere l'unica strada che circumnaviga l'intero paese; la la Ring Road è chiamata così per la sua forma circolare che costeggia l'isola, una strada ad anello (Hringvegur) che l'abbraccia. Ai suoi lati, si incontra qualche raro villaggio formato da poche case, abitazioni sparse circondate solo da terreno brullo e immensi sprazzi di verde nelle tonalità prima chiare e poi via via più scure, prati infiniti che in lontananza incontrano montagne e talvolta persino vulcani. Ogni tanto si riesce a intravedere anche qualche geysir, che mi avvertono che sono prossima a una sorgente termale.

Mi concedo il primo vero incontro ravvicinato con la piscina geotermale più grande e famosa dell'isola grazie alla visita alla Blue Lagoon, un'enorme spa a cielo aperto dove il contrasto tra le acque calde leggermente sulfuree in cui sono immersa fino al collo e l'aria fresca di un pomeriggio islandese di fine maggio che mi sfiora il capo, crea un'atmosfera ai limiti del surreale, se non fosse così decisamente rilassante!

E così, tra trattamenti di fanghi naturali al viso, saune, bagni turchi e cascate cervicali..trascorro un'indimenticabile serata, una cura benefica per il corpo ma soprattutto per la mente. Un'esperienza indelebile, cui sono certa ripenserò ogni volta con nostalgia e soddisfazione allo stesso tempo.

Dopo questa magnifica tappa, prosegue il mio viaggio lungo la Ring Road alla scoperta di nuovi scorci dal sapore tipicamente nordico. Andando in direzione ovest, mi lascio le nuvole grigie alle spalle, il cielo si fa un po' più terso e i colori del paesaggio che mi viene incontro assumono una saturazione così forte da sembrare quasi di toccarli con mano. Ho l'impressione di essere dentro la scenografia di un film, tutto è talmente perfetto da risultare eccentrico, esagerato, finto. Invece è la massima espressione di una natura incontrollata, del verde brillante della sua vegetazione ricca e selvaggia costantemente baciata dall'acqua, dell'intenso celeste di un cielo incontaminato che si spiega dolcemente sopra di me fino ad incontrare il mare in un punto impossibile da definire, del marrone terroso e scuro di una montagna dal profilo inconsueto che si innalza come cartapesta nel bel mezzo di una radura a bordo della strada. Se non fossi certa che si tratta di casualità, penserei che tutto questo sia stato curato fin nei minimi dettagli. Realizzato apposta per me che osservo stupita, con la testa fuori dal finestrino, incurante dell'aria non proprio tiepida che mi scompiglia i capelli, mentre mi riempio gli occhi di questa straordinaria bellezza.

Per immergermi nella vera atmosfera islandese, trascorro le successive due notti in un ostello che profuma di legno totalmente defilato da qualsiasi centro cittadino (anche se i piccoli paesini che s'incontrano lungo la Ring Road hanno sempre un aspetto bucolico, discreto e mai dirompente o frenetico), sopraffatta dalla pace assoluta dei tipici paesaggi del nord, circondata solo da ampie distese verdi, da pascoli sullo sfondo e dall'eco di qualche cascata che fuoriesce dalla parete rocciosa di una montagna per riversarsi armoniosamente sulla valle sottostante.

E' qui che una sera mi metto ad osservare la luce del crepuscolo che si assottiglia lentamente col passare dei minuti e delle ore, degradando dal rosso infuocato all'arancione più tenue senza mai sparire completamente. La luce, protagonista indiscussa di questa stagione, si prende tutto lo spazio necessario, con dolce prepotenza mi ricorda e rivendica - agli abitanti di questo angolo di mondo - i suoi ritmi.

A metà strada tra Reykjavík e il ghiacciaio di Vatnajökull, che sarà la tappa più occidentale di questo viaggio, tra le innumerevoli e monumentali cascate in cui m'imbatto durante il percorso, decido di fare una breve sosta nel villaggio di Vik, che costituisce il punto più a sud dell'Islanda. Caratteristica baia adagiata sulle fredde rive dell'Oceano Atlantico, la sosta viene immediatamente appagata grazie allo splendido panorama di cui si gode dalla piccola chiesetta posta sulla collina che sovrasta il paese, alle scogliere dalla particolare forma a punta che dal nulla affiorano in mezzo al mare, e infine a uno squisito pranzo a base di zuppa calda e pane nero appena sfornato! Un'incantevole cartolina che sa anche di tradizione e quotidianità. Una tappa imperdibile.

Le cascate d'acqua sono l'anima più autentica dell'isola, la vera anima pulsante che rende vivo e vivido il paesaggio, che alimenta e arricchisce la flora e la fauna islandese. Nei miei tre giorni on the road ho perso il conto di quante ne ho viste, di tutte le volte in cui sono scesa dalla macchina per andare ad osservare più da vicino quelle rocce spaccate che lasciavano sgorgare dal loro interno fiumi di acqua, alcuni più strepitanti altri meno energici, ma tutti così intensi da farmi immaginare mille volti diversi rigati sempre dalle stesse lacrime.

Un'attrazione naturale di straordinario impatto visivo, uno spettacolare gioco di luci e colori reso ancora più scintillante grazie al vapore che si sprigiona dall'acqua ogni volta che, a ridosso delle altissime scogliere rocciose, precipita verso il basso. I pennacchi di spruzzi che si sollevano perpendicolarmente sono visibili anche a diversi metri di distanza, a volte persino dalla strada - più efficaci di un qualsiasi segnale artificiale - ma l'assoluto divertimento e il brivido che si provano attraversando i canyon a ridosso di questi possenti muri d'acqua, mentre si viene investiti da insistenti e minuscole goccioline, è davvero impagabile! Il contatto con questa natura selvaggia è così ravvicinato che, allo stesso tempo, si avverte la sensazione di farne parte in maniera attiva ma di essere, al suo cospetto, infinitamente impotenti. L'Islanda lascia esattamente questo: un senso di meraviglia e piccolezza. Un viaggio quasi spirituale che porta con sé molte riflessioni.

L'ultima tappa di questo itinerario islandese è il ghiacciaio di Vatnajökull, che in realtà rimane solo sullo sfondo perché la mia escursione si ferma dinanzi al bellissimo lago ghiacciato di Jökulsárlón, situato poco a sud.

Lo spettacolo che si osserva arrivando dinanzi alla laguna, complice anche il bel tempo che plasma uno scenario cinematografico risaltandone contrasti e colori, luci e ombre, ha un fascino incredibile e mi lascia senza fiato. Osservare gli iceberg delle più svariate forme, che indisturbati danzano al ritmo della terra, sospinti dalla corrente verso l'oceano, e vedere ogni tanto spuntare, dalla superficie del lago, una timida foca, chiude degnamente questo viaggio, andando ben oltre tutte le aspettative che riservavo verso questa terra unica.


 
 
 

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